Architettura e metamorfosi: quando le trasformazioni permettono di superare le crisi

Quella che stiamo vivendo oggi non è certamente la prima tra le crisi globali affrontate dall’umanità: se andiamo a ritroso nel tempo, la storia non è che il ripetersi di periodi vagamente rosei e di terribili catastrofi. Un esempio sopra tutti? Il crollo dell’impero romano.

Se ci penso, è una questione che mi fa venire i brividi. Nell’arco di un paio di generazioni tutte le conquiste di una civiltà avanzatissima sono state spazzate via. I romani avevano i teatri, gli stadi, gli acquedotti e le strade lastricate (con tanto di strisce pedonali in pietra, come avrà visto chi è stato a Pompei), ma non soltanto. Avevano un buon livello di igiene personale e di cura del corpo, grazie ai bagni pubblici, alle terme e alle palestre, e case dotate di comfort come l’acqua corrente e una sorta di riscaldamento a pavimento. Ci pensate a quanto deve essere stato triste assistere all’abbandono di tutte queste grandi architetture, simboli del progresso di chi pecca di superbia?

Io credo in realtà che gli uomini in questa fase avessero ben altro di cui preoccuparsi: ad esempio sopravvivere. La caduta dell’impero romano ha ridotto drasticamente la popolazione europea, così quelle che erano state grandi città si ritrovano ad essere piccoli capannelli sparuti, facile preda per i barbari che pare arrivino da tutte le parti.

Pensiamo a Roma, che quando finiscono le provviste si ritrova a con un milione di abitanti che non possono essere nutriti, oppure ai territori periferici abbandonati al loro destino, senza più protezione dagli invasori.

Il destino delle grandi architetture romane
Teatro di Marcello, Roma, dove si vedono chiaramente abitazioni medievali addossate alla struttura romana, resistente e alta abbastanza da essere difesa.
Teatro di Marcello, Roma, dove si vedono chiaramente abitazioni medievali addossate alla struttura romana, resistente e alta abbastanza da essere difesa.

Voi che avreste fatto in circostanze così nere, se le vostre case fossero state facilmente espugnabili e di fronte a voi si fossero mostrate solidissime architetture ormai abbandonate?

Le risposte sono due: utilizzare stadi, teatri, terme e templi come cave di materiale già lavorato oppure trasformarle quel poco che basta per poterci vivere dentro.

Sono state seguite entrambe le direzioni, ma a me quello che interessa davvero è il riuso.

Non si tratta di casi isolati, ma di soluzioni adottate in ambiti geografici anche piuttosto diversi. Tra tutti, gli anfiteatri, i teatri e gli stadi, con la loro struttura compatta verso l’esterno e tanto alta da sembrare fortificata, dovevano proprio sembrare la soluzione migliore. Quelle che erano intere cittadine si racchiudono a vivere in un’unica megastruttura, che permette di vivere al sicuro e, perché no, eventualmente di coltivare nella parte centrale.

Piazza dell'Anfiteatro, Lucca. Le case sono costruite sugli antichi spalti, mentre gli affacci sulla piazza seguono ancora l'andamento delle arcate di accesso all'arena.
Piazza dell’Anfiteatro, Lucca. Le case sono costruite sugli antichi spalti, mentre gli affacci sulla piazza seguono ancora l’andamento delle arcate di accesso all’arena.

Lucca è un esempio perfetto, ma esistono altri casi di questo genere a Roma (Piazza Navona, il teatro di Marcello e quello di Pompeo, lungo via del Biscione), a Firenze e in molte altre cittadine anche molto meno note.


Come si sarà capito, questo argomento mi appassiona davvero molto, proprio perché osservando con curiosità l’architettura e la forma degli isolati si possono scoprire moltissime informazioni sulla storia della nostra civiltà.

Oltre a questo è incredibile pensare che in duemila anni in certi casi non è cambiata la sagoma di intere porzioni di città e che c’è gente che ancora oggi vive dentro a muri posati dai romani, unicamente perché sono stati i più robusti mai costruiti.

Non so come spiegarmi, ma per me alcune volte è come se le architetture fossero degli enigmi da svelare, quindi quello che vorrei fare nei prossimi giorni è proprio leggere quello che hanno da raccontare insieme a voi, sperando di non annoiarvi subito!