Parigi: 5 interventi coraggiosi che hanno creato i nuovi simboli che noi tutti amiamo

Mentre l’altro giorno scrivevo di Parigi (per chi si fosse perso l’articolo, questo è il link: La nostra amatissima Parigi e le sue trasformazioni scellerate), mi sono resa conto di quanto i simboli che oggi caratterizzano la ville lumière siano in molti casi davvero recenti, frutto si operazioni sul tessuto urbano coraggiose e disinvolte, portate avanti senza timore della modernità.

Di seguito vi propongo le mie cinque preferite…Buona lettura!

1. La Tour Eiffel

 

Impossibile non partire di qui. Siamo nel 1889 e la Francia vuole stupire il mondo con la sua EXPO, quindi decide di mostrare a tutti quanto siano incredibili le potenzialità dell’ingegneria dell’acciaio, che in edilizia viene ancora usata molto limitatamente. Così ecco che con elementi prefabbricati si può salire più in alto che mai, unendo la costruzione alla creazione di un belvedere unico sulla città.

Erano bei tempi, se si pensa che il signor Gustave Eiffel si è addirittura fatto l’ufficio all’interno della sua omonima torre, tanto era fiero del risultato!

2. Il quartiere della Défense

 

Saltiamo avanti di quasi un secolo. È nel 1958 che la città di Parigi decide di collocare quello che diventerà il più grande quartiere per gli affari europeo nell’area della Défense, fino a questo momento poco edificata. Non si sceglie soltanto una zona ben servita dai mezzi pubblici, ma viene realizzato il proseguimento dell’asse viario più importante della capitale, quello degli Champs Elysées, su cui insistono l’arco di Trionfo, Place de la Concorde e il Louvre.

Il nuovo assume quindi lo stesso valore dell’antico e arriva addirittura a completarlo quando, nel 1982, viene progettata e completata la Grande Arche, un cubo modernissimo e svuotato che evoca l’arco di trionfo e lo fronteggia, seppure a considerevole distanza.

3. Il centro Georges Pompidou

 

Torniamo con questo intervento nel cuore di Parigi, per la precisione dalle parti del Marais, sulla rive droite, proprio nel tessuto storico medievale. Qui, in seguito ad una serie di demolizioni degli anni Quaranta, era rimasto libero un grande spazio, dove si decide di insediare tutta una serie di destinazioni d’uso che serviranno e rivitalizzare il quartiere e a incrementarne il valore culturale.

Ed ecco che nasce il centro Georges Pompidou, che è insieme una biblioteca, un cinema e uno spazio museale di primo livello per quanto riguarda l’arte contemporanea. Il contenitore poi, progettato da  Gianfranco Franchini, Renzo Piano, Richard Rogers e Sue Rogers, sceglie di rompere completamente con il contesto. Si tratta infatti di un edificio high-tech, dove gli impianti e le strutture sono protagonisti e annullano i prospetti.

Di fatto, il centro riesce nel suo intento di magnetizzare l’attenzione e di diventare un ritrovo per i giovani parigini e non, anche grazie alla bella piazza che lo fronteggia.

4. La piramide del Louvre

 

Tra tutti quelli citati, questo è l’intervento più spudorato, dal momento che va a toccare una vera e propria istituzione storica e consolidata parigina: il Louvre.

Il progetto nasce negli anni Ottanta per una necessità ben precisa: i visitatori del museo sono in costante aumento e l’edificio barocco non è attrezzato per l’accoglienza e la gestione di un numero tanto elevato di persone. Manca un hall spaziosa, così come mancano spazi per i servizi, per il bookshop e per un punto di ristoro. La soluzione migliore è dunque quella di creare una nuova struttura, possibilmente sotterranea, che affianchi la preesistente senza oscurarla.

Il risultato supera, a livello di efficienza, ogni aspettativa: l’architetto Ieoh Ming Pei riesce a progettare un nuovo ingresso ed un intero centro commerciale che addirittura raccorda il museo con una fermata della metropolitana.

La scelta della piramide poi può piacere oppure no, ma bisogna ammettere che si tratta di una forma piuttosto sfuggente che arriva a dare luce ad un atrio di enormi dimensioni.

5, La Promenade Plantée

 

Quest’ultimo progetto non è sicuramente un simbolo all’altezza degli altri, però ho voluto citarlo come intelligente esempio di riconversione di un’area industriale (in questo caso una ferrovia dismessa), messa a servizio della comunità in una città dove il verde pubblico non è poi così abbondante.

Anche in questo caso siamo in un’area piuttosto centrale (da Bastille verso est per quasi 5 km) e il periodo anche qui è la fine degli anni Ottanta. Si tratta di un progetto modernissimo per i tempi (imitato soltanto nel 2009 a New York, per capirci), dove il sedime dei binari, in parte sopraelevato, in parte in trincea e in parte a livello del terreno, è stato trasformato in un giardino pubblico e in una pista ciclabile.

In conclusione, mi rendo conto che tutti questi interventi sono la prova di come una municipalità forte e davvero attenta ai propri cittadini riesce a rinnovare sempre il proprio patrimonio, arricchendolo costantemente e valorizzando l’antico grazie a sagge operazioni condotte con un linguaggio moderno e spregiudicato.