Quale altra musa, se non la Natura? (1/4)

Paul Cézanne, albero.

Esistono persone per cui trascorrere del tempo immerse nella natura è un’esigenza, per cui anche solo pensare alla vista di un ghiacciaio, o di un pascolo smeraldino illuminato dal sole è fonte di grande piacere.

Io credo di essere tra queste, proprio perché amo camminare per le pietraie, solcare sentieri quasi scomparsi per l’erosione, raccogliere le pietre rare e sorridere nel freddo dei tremila metri. Amo il verde dei boschi, la luce che filtra tra le foglie e più di tutto l’incredibile geometria degli alberi.

Per tutte queste ragioni non mi riesce difficile immaginare come per molti artisti la natura sia stata una grande instancabile fonte di ispirazione. Ovviamente, i primi a venire in mente sono i Romantici, che hanno il merito di avere spalancato le porte ad un’attenzione tutta nuova e contemporanea e di confrontarsi con il mondo naturale (di loro ho parlato ne Il mio amore per il romanticismo). Oggi però non è a loro che penso, e nemmeno agli impressionisti, con la loro vegetazione più docile e addomesticata.

Mi riferisco ai grandi maestri che hanno saputo fare della natura la base per una ricerca continua, fino ad arrivare a cogliere l’assoluto. A questo proposito, mi vengono in mente le parole di Camille Thoreau, americanissimo e appassionato del genere, pubblicate nel libro Camminare:

Cos’è che qualche volta rende difficile determinare fino a che punto potremo camminare? Credo ci sia un sottile magnetismo nella natura che, se ci arrendiamo inconsciamente, ci dirigerà correttamente. Per noi la strada che percorriamo non è indifferente.

 

C’è una strada giusta; ma siamo spinti dalla sbadataggine su quella sbagliata. Ci piacerebbe prendere quella strada che costituisce il simbolo perfetto del percorso che noi amiamo fare dentro di noi e nel mondo ideale; e qualche volta, senza dubbio, riusciamo a trovare con difficoltà la nostra direzione, perché non ce ne siamo fatti ancora un’idea precisa.

Piet Mondrian, mulino Oostzijde di notte.
Piet Mondrian, mulino Oostzijde di notte.

In questo senso, posso citare ad esempio Claude Monet, impressionista oltre gli impressionisti (e per questo annoverato tra i miei prescelti), oppure Paul Cézanne, appassionato di geometria, o ancora Piet Mondrian, tra tutti il più visionario e ardito.

Sono artisti che hanno avuto la costanza e la sensibilità di elaborare le impressioni superficiali sino a trasformarle in realtà o fantasie complesse, per poi spingersi verso conclusioni universali e importantissime.

Come non pensare al giardino che Monet si fa costruire per ritrarre non solo le ninfee ma l’intero insieme di vegetazione? Oppure, come non ricordare tutte le viste del Monte Sainte-Victoire di Cézanne, disegnato e dipinto per coglierne l’essenza? E, per concludere, come non amare gli alberi di Mondrian, riprodotti all’infinito sino ad arrivare alla pura sintesi geometrica?

Siccome mi rendo conto che un articolo non basta a raccontare di questi tre giganti, vi aspetto nei prossimi giorni a leggere il seguito!